Appello per il NO al referendum!
Presto saremo chiamate/i a decidere se confermare le modifiche alla Costituzione volute dal governo di Matteo Renzi: una scelta che ci riguarda direttamente anche come persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali/transgender, intersessuali e queer. Quando è in gioco l’assetto delle istituzioni politiche, significa che lo è la natura stessa della democrazia. E quando è in gioco la natura della democrazia, significa che lo è anche la nostra possibilità di autodeterminazione.
La revisione costituzionale è, a nostro giudizio, da rifiutare. Insieme alla nuova legge elettorale – il cosiddetto Italicum – disegna un modello di democrazia molto meno “aperto alle differenze” di come non sia quello della Costituzione del ’48. Legge elettorale e modifica della Carta sono nate insieme e sono funzionali l’una all’altra. La filosofia che le ispira è quella del decisionismo e della governabilità, concezioni che esprimono l’idea del comando di un capo e di un gruppo omogeneo. Si tratta di “valori” solo per chi considera pluralismo e opposizioni come ostacoli da eliminare. Un punto di vista, quest’ultimo, oggi pericolosamente in voga: chi come noi è soggettivamente portatrice e portatore di identità che eccedono la normatività delle sedicenti “maggioranze”, chi è soggettivamente espressione di molteplici differenze che turbano ancora l’“ordine costituito” non può non preoccuparsene.
Lasciamo alle voci dei più autorevoli giuristi le analisi dettagliate sull’illegittimità dell’Italicum e sulla pessima qualità della revisione della Costituzione, che – non va sottovalutato – è stata cambiata a colpi di maggioranza, violandone quindi lo spirito. A noi interessa misurare i cambiamenti con il metro dei nostri vissuti e delle nostre esperienze nei movimenti lgbtq. Su questa base affermiamo che ciò che negli anni si è faticosamente costruito è frutto dell’iniziativa di minoranze che “disturbavano il manovratore”. I cambiamenti legali favorevoli alle persone lgbtq si sono avuti quando elaborazione culturale, pressione sociale e decisioni giudiziarie hanno reso insostenibile la posizione di chi voleva mantenere lo status quodi assoluta assenza di diritti. Le conquiste sono sempre state nonostante il potere, mai grazie ad esso.
Una legge elettorale come l’Italicum crea, attraverso le liste bloccate e l’abnorme premio di maggioranza, una Camera dei deputati in cui s’imporrà esclusivamente la volontà del capo del partito “arrivato primo” alle elezioni. Se questa norma venisse modificata dalla Corte costituzionale o dal Parlamento non potremmo che rallegrarcene, ma nulla cambierebbe nella scelta referendaria. La nuova Costituzione non abolisce il Senato, ma ne crea uno non elettivo, che sarà espressione delle maggioranze delle singole regioni, dunque assai poco rappresentativo. Privato del potere di dare fiducia al governo, il Senato acquisisce però il diritto di designare due giudici della Corte costituzionale, che potrebbero facilmente essere espressione solo della maggioranza politica. E noi sappiamo, sulla nostra pelle, quanto sia importante – nel bene o nel male – il ruolo della Consulta. Anche le nuove modalità di elezione del presidente della Repubblica – saranno sufficienti i tre quinti dei votanti delle due Camere in seduta comune – non sono tranquillizzanti. Il governo, poi, avrebbe più potere di imporre la propria agenda al Parlamento: un rischio che preferiamo non correre, perché non abbiamo mai conosciuto esecutivi realmente «amici» delle istanze del movimento lgbtq.
I cambiamenti voluti dal governo di Renzi piacciono alle élite economiche e finanziarie, nazionali e internazionali, da Confindustria a J.P. Morgan, che vogliono velocità di comando e assenza di conflitto. Per chi crede nella partecipazione, nella politica come pratica di relazioni e non come delega all’uomo della provvidenza (che oggi può chiamarsi in un modo, domani in un altro), nello stretto legame fra diritti civili, politici e sociali, per chi crede nella politica che è scritta nella storia dei movimenti lgbtq, dunque, non vi possono essere molti dubbi: al referendum bisogna votare No!
Maurice glbtq- Torino – http://www.mauriceglbt.org/appello-per-il-no-al-referendum/
Circolo Pink- Verona
Pianeta Viola- Brescia
MIT (Movimento Identità Transgender)- Bologna
Anna Lorenzetti
Mariagrazia Sangalli
Antonio Rotelli
Liliana Ellena
Patrizia Colosio
Graziella Bertozzo
Paola Guazzo
Elena Biagini
Daniela Danna
Francesco Bilotta
Silvia Casassa
Robeto Aere
Andrea Maccarrone
Mirco Zanaboni
Andrea Demarchi
Marco Pustianaz
Paolo Hutter
Dario Accolla